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Tricloroetilene e progressione della malattia di Parkinson
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Due questionari per l'identificazione precoce del rischio di disfagia nella malattia di Parkinson
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Indice di massa corporea nei pazienti con malattia di Parkinson: una revisione sistematica
Questo indice fornisce una prima indicazione di adeguatezza del proprio peso. Un peso eccessivo o inferiore rispetto alla normalità (BMI compreso tra 18.5 kg/m2 e 24.9 kg/m2) già di per sé indica un rischio per la salute e può richiedere di intervenire con un trattamento nutrizionale mirato.
È stato scoperto che l'indice di massa corporea (BMI) ha un impatto sulle malattie neurodegenerative come la malattia di Parkinson. Diversi studi hanno suggerito che i pazienti con malattia di Parkinson hanno un BMI inferiore rispetto ai controlli, tuttavia alcuni studi hanno evidenziato il contrario e cioè che le differenze tra pazienti e controlli sono statisticamente insignificanti.
Per chiarire la relazione tra BMI e PD abbiamo analizzato una meta-analisi sulla base degli studi pubblicati dal 1975 all'aprile 2023. La meta-analisi dimostra un indice di massa corporea significativamente più basso nei pazienti con malattia di Parkinson, ma nessuna differenza di genere uomo/donna, se confrontati con i rispettivi individui sani.
Tuttavia il BMI essendo un indice indiretto che si basa solo sulla relazione peso – altezza non sempre rispecchia la composizione corporea dell’individuo, ad esempio può sovrastimare o sottostimare il grasso corporeo e soprattutto la massa muscolare con un eventuale rischio di una valutazione non appropriata della malnutrizione proteica nella malattia di Parkinson.
PARAMETRI ANTROPOMETRICI DA MONITORARE NELLA MALATTIA DI PARKINSON PER LA VALUTAZIONE DELLO STATO DI MALNUTRIZIONE PROTEICA:
1. BMI
È un indice che fornisce una prima valutazione di adeguatezza del peso:
- inferiore a 18.5 kg/m2 indica una situazione di magrezza
- maggiore a 25 kg/m2 indica una situazione di sovrappeso
2. CIRCONFERENZA VITA
È una misurazione in grado di valutare l’obesità viscerale e il rischio cardiovascolare se supera determinati valori di riferimento:
- Maggiore di 102 cm nell’ uomo indica un rischio più elevato
- Maggiore a 88 cm nella donna indica un rischio più elevato
3. CMB (circonferenza a metà braccio in cm)
È una misurazione in grado di valutare una situazione di magrezza grave se inferiore a 21 cm.
4. CALF Circumference (circonferenza del polpaccio in cm)
È la misurazione effettuata a metà polpaccio in grado di valutare una situazione di magrezza grave se inferiore a 31 cm.
5. HAND GRIP (valutazione della forza dell’arto inferiore con dinamometro)
Il Dinamometro è uno strumento con due lati, uno fisso e l’altro mobile, simile ad una maniglia che il soggetto deve stringere con la massima forza per 5 secondi, poi rilasciare i muscoli del braccio per valutare i risultati. Il test andrebbe ripetuto con il braccio dominante per 3 volte con pause di 30 secondi. La media dei 3 tentativi è il risultato finale del test espresso in newton.
- Uomo: inferiore a 27 newton indica una perdita di forza che potrebbe essere correlata a malnutrizione
- Donna: inferiore a 16 newton indica una perdita di forza che potrebbe essere correlata a malnutrizione.
A cura di Dott. Antonio Natale, Biologo Nutrizionista – Dott.ssa Michela Barichella, Medico Dietologo.
Fonte: Body mass index in patients with Parkinson's disease: a systematic review. Yinghui Li 1 2, Yumei Liu 3, Chuanning Du 1 4, Jun Wang 1 2 J Neurophysiol. DOI: 10.1152/jn.00363.2023
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Il ruolo della genetica della malattia di Parkinson
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La solitudine influisce sull'insorgenza della malattia di Parkinson?
La solitudine, intesa come la sensazione soggettiva di angoscia che deriva dalla discrepanza tra le relazioni sociali desiderate e quelle percepite, è caratterizzata da vulnerabilità emotiva, stato di tensione, stress cronico e rigidità cognitiva.
Gli individui che si sentono soli tendono ad avere uno stile di vita meno attivo e meno salutare degli individui che non si sentono soli, con una salute fisica generale peggiore.
Per questi motivi, la solitudine è associata a un aumentato rischio di insorgenza di malattie psichiatriche e neurodegenerative nonché a un aumentato rischio di mortalità.
Uno studio recente pubblicato sulla rivista internazionale JAMA Neurology, condotto dal gruppo della Florida State Unversity College of Medicine, ha valutato se la solitudine aumenta il rischio di insorgenza della malattia di Parkinson, indipendentemente da altri fattori di rischio come l’età, il genere e la predisposizione ereditaria alla malattia.
Gli studiosi hanno analizzato i dati di un campione di popolazione del Regno Unito. I partecipanti avevano un’età compresa tra 38 e 73 anni, riferivano sensazione di solitudine e non erano affetti da malattia di Parkinson alla prima valutazione avvenuta dal 13 marzo 2006 al primo ottobre 2010. I partecipanti sono stati seguiti fino al 9 ottobre 2021.
L’insorgenza della malattia di Parkinson è stata accertata attraverso i registri sanitari del Servizio Sanitario Nazionale del Regno Unito e, dei 491.603 partecipanti, 2822 hanno sviluppato malattia di Parkinson durante i 15 anni dello studio.
Dai risultati di questo studio emerge che la solitudine è associata a un aumentato rischio di insorgenza di malattia di Parkinson indipendentemente da fattori demografici, dalla depressione, dal rischio genetico e da altri fattori di rischio.
Dunque la solitudine sembrerebbe un fattore psicosociale determinante per la salute fisica degli individui, perciò sono necessari interventi psicosociali mirati per affrontare la solitudine. In particolare, per i pazienti con una diagnosi di malattia di Parkinson affrontare la solitudine riduce il rischio di insorgenza di decadimento cognitivo e migliora la qualità di vita.
A cura della dr.ssa Aurora Colombo, neuropsicologa, Fondazione Grigioni
Fonte: A. Terraciano, M. Luchetti, S. Karakose, Y. Stephan, A. R. Sutin, “Loneliness and Risk of Parkinson Disease”, JAMA Neurol. 2023:80(11):1138-1144, doi:10.1001.
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RAB32: un nuovo gene di suscettibilità per la malattia di Parkinson familiare
Un risultato importante al quale ha grandemente contribuito Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson insieme al Centro Parkinson dell'ASST Pini CTO di Milano e al gruppo della professoressa Asselta di Humanitas University.
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Mucuna pruriens per il trattamento della malattia di Parkinson nei paesi a basso reddito: raccomandazioni e linee guida pratiche dall’agricoltore agli studi clinici. Aprendo la strada per un futuro utilizzo nella pratica clinica.
È di recentissima pubblicazione uno studio condotto dal nostro team di ricerca riguardante l’utilizzo della Mucuna pruriens per il trattamento della malattia di Parkinson nei paesi a basso reddito.
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Infezione da Helicobacter pylori e malattia di Parkinson: eziologia, patogenesi e biodisponibilità della levodopa
L’obiettivo di questo studio è esaminare il ruolo tra la malattia di Parkinson (PD) e l’infezione da Helicobacter pylori, dalle cause ai meccanismi che influenzano la biodisponibilità della levodopa per suggerire strategie nutrizionali che ne migliorino l’assorbimento.
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Convegno Nazionale AIP: La stimolazione cerebrale profonda “adattativa”
La stimolazione cerebrale profonda è una terapia chirurgica per il trattamento della malattia di Parkinson nella sua fase complicata, nella quale sono presenti fasi alterante (cosiddette fluttuazioni motorie) di rallentamento motorio e movimenti involontari.
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Cannabidiolo con tetraidrocannabinolo nel Parkinson: uno studio randomizzato
La Cannabis ha guadagnato crescente attenzione per i possibili usi clinici, anche nella malattia di Parkinson.
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Convegno Nazionale AIP: Le terapie infusionali
Al giorno d’oggi, non esistono ancora per la Malattia di Parkinson terapie per frenare la progressione di malattia.
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L'anticorpo prasinezumab rallenta la progressione del Parkinson ?
Un articolo appena pubblicato sulla rivista nature medicine riporta i risultati di uno studio clinico con prasinezumab nella malattia nel Parkinson in fase iniziale.
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Obesità addominale dinapenica, profilo di rischio cardiovascolare e caratteristiche cliniche in pazienti con malattia di Parkinson
Con il termine “dinapenia” si intende la perdita di forza muscolare, fenomeno spesso presente in coloro che sono affetti da malattia di Parkinson e più in generale nella popolazione anziana.
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La dieta MIND contro l’invecchiamento cerebrale
Mind in inglese significa "mente". La dieta MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay).
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I farmaci antidiabetici potrebbero rallentare la progressione della malattia di Parkinson
C'è grande interesse della comunità scientifica sul rapporto tra Parkinson e diabete,
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L'utilizzo di metformina è associato a un ridotto rischio di mortalità nei pazienti diabetici con malattia di Parkinson
Il diabete è attualmente considerato un fattore di rischio nella malattia di Parkinson e la ricerca suggerisce che le terapie antidiabetiche potrebbero essere utili nel modificare la progressione di tale malattia.
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Deficit cognitivo nella malattia di Parkinson
Questo studio appena pubblicato esplora il deficit cognitivo in pazienti con Parkinson in fase iniziale, confrontando due modalità di deterioramento: remittente e progressiva.
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Una nuova formulazione di levodopa nei pazienti con Parkinson e fluttuazioni motorie
Sono stati appena pubblicati sulla rivista Movement Disorders ulteriori risultati sulla sicurezza e l'efficacia di IPX203, una formulazione orale sperimentale di levodopa con carbidopa a rilascio prolungato.
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