I farmaci antidiabetici potrebbero rallentare la progressione della malattia di Parkinson
C'è grande interesse della comunità scientifica sul rapporto tra Parkinson e diabete,
Al centro anche della Ricerca Sanitaria di Fondazione Grigioni, che insieme ai colleghi del Centro Parkinson e Parkinsonismi del Pini-CTO di Milano, aveva pubblicato lo scorso anno un importante studio che evidenziava come le persone che assumono farmaci antidiabetici sviluppano la malattia di Parkinson con più di sei anni di ritardo (mediamente) rispetto alla popolazione generale.
Uno studio francese appena pubblicato sul New England Journal of Medicine suggerisce che un farmaco antidiabetico di ultima generazione, la lixisenatide (un agonista del recettore GLP-1), può rallentare lo sviluppo dei sintomi della malattia di Parkinson. I partecipanti che hanno assunto questo farmaco per 12 mesi non hanno mostrato alcun peggioramento dei sintomi.
I ricercatori francesi hanno studiato la lixisenatide in 156 pazienti con Parkinson diagnosticato da meno di tre anni, che stavano già assumendo levodopa o altri farmaci dopaminergici. La metà ha assunto lixisenatide, l'altra metà placebo (una preparazione farmaceutica a base di una sostanza farmacologicamente inerte). Dopo 12 mesi di trattamento i pazienti che assumevano placebo hanno mostrato un peggioramento dei sintomi motori misurati con la scala UPDRS III, mentre i pazienti che assumevano il farmaco non hanno avuto alcun cambiamento nei punteggi di questa scala. Di contro, si sono registrati eventi avversi, in particolare nausea in quasi la metà e vomito nel 13% dei pazienti che assumevano il farmaco.
I risultati devono essere interpretati con cautela perché una differenza di tre punti nella scala motoria UPDRS è molto piccola, e si riferisce solo ad un anno di trattamento, ma sono comunque interessanti e promettenti. Ricerche simili sono già state presentate negli ultimi anni, ciò significa che questa via è percorribile e promettente anche per il futuro.
Fonte: Nejm