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Deficit cognitivo nella malattia di Parkinson

deficit cognitivoQuesto studio appena pubblicato esplora il deficit cognitivo in pazienti con Parkinson in fase iniziale, confrontando due modalità di deterioramento: remittente e progressiva.

 

 Nella malattia di Parkinson  possono comparire disturbi cognitivi, alcuni rimangono stabili nel tempo o, in alcuni casi, ritornano a una cognizione normale nel tempo, altri pazienti evolvono mostrando un’efficienza cognitiva più compromessa. Le fluttuazioni a lungo termine possono verificarsi nel contesto di una progressione generale della malattia. Le ragioni di queste variazioni sono ancora poco chiare. Studi precedenti hanno dimostrato una certa reversibilità cognitiva da disturbo cognitivo lieve a uno stato cognitivo normale, ma il rischio di demenza rimane incerto.
 Lo studio ha esaminato le caratteristiche cliniche di 258 pazienti con diversi profili cognitivi nei primi stadi di malattia e nel lungo termine nel corso di cinque anni. Sono state analizzate variabili motorie, non motorie e biomarcatori di danno neuronale nel liquido cerebrospinale, come i neurofilamenti leggeri.
In base alla variabilità nei punteggi al test MoCA durante cinque anni, i pazienti sono stati divisi in tre gruppi: cognitivamente normali, con declino remittente e con declino progressivo.
I pazienti con declino cognitivo progressivo mostrano caratteristiche iniziali come il disturbo del sonno REM, punteggi più alti di depressione, età più avanzata e livelli di istruzione più bassi. Questi pazienti mostrano anche valori più alti di neurofilamenti e perdita di volume progressiva in una parte del cervello chiamata ippocampo. Nel tempo, questi pazienti hanno mostrato un maggiore declino in tutti i punteggi cognitivi e nei volumi dell'ippocampo.
Il gruppo con remissione del deficit cognitivo alla Moca differisce dal gruppo cognitivamente normale nel deficit olfattivo, mantenendo profili cognitivi e di volume ippocampale intermedi tra i due gruppi, e ha registrato peggioramenti nei compiti di memoria rispetto ai pazienti senza deficit cognitivo.
I ricercatori concludono che mentre il disturbo cognitivo progressivo presenta fattori di rischio noti,  gli individui con disturbo remittente potrebbero comunque essere a rischio di demenza e dunque devono essere monitorati.  I risultati indicano anche che i disturbi del sonno REM e la depressione sono associati a evoluzioni cognitive peggiori. La valutazione neuropsicologica che proponiamo ai nostri pazienti è dunque uno strumento fondamentale per monitorare i sintomi cognitivi e depressivi, e supportare eventuali scelte terapeutiche. 

A cura di Viviana Cereda, neuropsicologa

Fonte: Kawabata, K., Djamshidian, A., Bagarinao, E., Weintraub, D., Seppi, K., & Poewe, W. (2024). Cognitive dysfunction in de novo Parkinson disease: Remitting vs. progressive cognitive impairment. Parkinsonism & Related Disorders, 120, 105984.