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Scintigrafia del miocardio con 123MIGB utile nella diagnosi di Parkinson

Permette di distinguere tra Parkinson e parkinsonismo

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Eltoprazina efficace nel controllo delle discinesie indotte da levodopa

L'agonismo della serotonina funziona

L'azienda Psychogenics ha comunicato alla stampa in data 12 giugno 2012 che i risultati di una sperimentazione clinica dimostrano che la loro molecola eltoprazina è efficace nel controllo delle discinesie indotte da levodopa. Singole dosi di 5 mg e 7.5 mg del farmaco ed un placebo sono stati somministrati, in occasioni separate, assieme ad una dose di levodopa a 22 pazienti parkinsoniani nell'ambito di una sperimentazione clinica randomizzata ed in doppio cieco (con assegnazIone casuale dei trattamenti ed in modo che nessuno, nè il medico, nè il paziente sapessero chi sta prendendo cosa) eseguita in Svezia. I risultati hanno mostrato che eltoprazina è in grado di controllare le discinesie senza influenzare negativamente l'efficacia della levodopa nel controllare la funzione motoria. Inoltre, eltoprazina non ha presentato effetti collaterali importanti.

Eltoprazina è un agonista dei recettori 1A e 1B della serotonina. La sua efficacia conferma l'ipotesi che quando vengono a mancare i neuroni dopaminergici, i neuroni serotoninergici diventano la principale fonte di dopamina, in quanto sono in grado di convertire levodopa a dopamina, ma in maniera poco regolata che richiede un intervento farmacologico.

Fonte: comunicato stampa Psychogenics

Cellule staminali mesenchimali funzionano nel MSA

staminali_mesenchimali.pngRallentano la progressione della malattia

L'atrofia multisistemica (MSA) è un parkinsonismo ovvero una malattia neurodegenerativa che presenta molti sintomi simili a quelli della malattia di Parkinson, ma che colpisce il sistema nervoso centrale in maniera più ampia e più grave, ed ha una prognosi molto peggiore.

Ricercatori coreani hanno effettuato una sperimentazione randomizzata (assegnazione casuale della terapia), in doppio cieco (né i pazienti, né i ricercatori sapevano chi era trattato con che cosa) controllata con placebo (confronto con infusione di soluzione fisiologica che non conteneva alcuna sostanza attiva) in 33 pazienti affetti da MSA con predominanza dei sintomi dovuto alla compromissione del cervelletto, una parte del cervello responsabile per la coordinazione dei movimenti.

Sedici pazienti sono stati assegnati a terapia a base di cellule staminali mesenchimali autologhe prelevate dal midollo osseo del paziente stesso (MSC). Sono state poi coltivate in laboratorio e reinfuse tramite un catetere inserito nell’arteria femorale e fatto arrivare in alto fino all’arteria vertebrale, una importante arteria del collo, che porta il sangue fino alle arterie alla base del cervello. Gli altri 17 hanno ricevuto il placebo (soluzione fisiologica).

Il gruppo trattato con MSC ha presentato un significativo rallentamento della progressione della malattia misurato in base al punteggio totale e motorio sulla scala UMSARS, all’area interessata dalla malattia nelle neuroimmagini acquisite con PET e risonanza magnetica ed ai test cognitivi. In particolare, dopo 8 mesi l’aumento del punteggio UMSARS (dove un aumento è indice di peggioramento) era pari a meno della metà nei pazienti trattati con MSC ( media ± DS: +5.2 ± 1.5 rispetto a +10.9 ± 1.3 p=0.006).

Gli effetti collaterali sono stati due casi di eruzione cutanea transitoria in ciascun gruppo di trattamento e l’osservazione di piccole lesioni ischemiche (<1 cm) in 4 pazienti trattati con MSC ed in 6 pazienti trattati con il placebo. Le lesioni erano asintomatiche, tranne in un paziente appartenente al gruppo MSC, che presentato distonia (contratture muscolari prolungate ed involontarie) del braccio sinistro, con 3-4 episodi della durata di 1-2 minuti per due giorni; il problema si è risolto spontaneamente. Tali eventi sono stati interpretati come conseguenza della procedura di cateterizzazione arteriosa e non come effetti collaterali della terapia con MSC.

Fonte: Lee e coll Annals Neurol 2012 accepted article doi 10.1002/ana.23612

Osservata la propagazione di alfa-sinucleina mal-ripiegata

proteine_ripiegate.jpgUn passo avanti nella comprensione dello sviluppo della malattia di Parkinson

Ricercatori della Università di Lund (Svezia) hanno effettuato studi in cervelli di ratto sottoposti ad ingegneria genetica in modo da esprimere la proteina alfa-sinucleina in maniera patologica, in cui hanno impiantato neuroni di ratto giovani e sani. Dopo alcune settimane hanno osservato che la proteina alfa-sinucleina patologica non solo passava attraverso la membrana dei neuroni sani e vi entrava, ma attraeva a sé l'alfa sinucleina normale, inducendola a mal-ripiegarsi, come avviene nei neuroni malati, che presentano tipici accumuli di alfa-sinucleina (corpi di Lewy).

Questo spiega il reperto autoptico di corpi di Lewy nei neuroni fetali impiantati in pazienti parkinsoniani, a distanza di 10-22 anni dall'intervento.

Lo studio del trasferimento dell'alfa-sinucleina potrebbe permettere la messa a punto di terapie innovative che bloccano la propagazione della malattia.

 

Fonte: Angot e coll PLoS One online 21 giugno 2012

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Sindrome metabolica e neurodegenerazione

La classe medica si prepara all'epidemia del XXI secolo

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Le malattie neurodegenerative sono malattie da prioni?

Ipotesi pubblicata sulla rivista Science

Il Professor Prusiner, vincitore del premio Nobel per la Medicina nel 1997 per la scoperta dei prioni, in un articolo pubblicato sulla rivista Science, ha avanzato l'ipotesi che i prioni potrebbero essere responsabili non solo della malattia "della mucca pazza", ma anche di malattie neurodenerative molto comuni, come la malattia di Alzheimer e di Parkinson. I prioni sono agenti infettivi costituiti da proteine mal-ripiegate che, una volta entrati nell'organismo, inducono altre proteine a malripiegarsi. Basa la sua ipotesi sul fatto che nelle malattie neurodegenerative compaiono accumuli di proteine anormali. Per esempio, nella malattia di Parkinson compaiono i corpi di Lewy, costituiti da accumuli di una proteina malripiegata, la alfa-sinucleina. Se questa ipotesi viene accreditata, potrà ispirare un approccio innovativo per la messa a punto di una terapia curativa per la malattia di Parkinson ed altre malattie neurodegenerative
Prusiner SB Science; 335: 1511-1513

DBS ancora efficace dopo 3 anni

Efficacia indipendente dal posizionamento

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L'acido urico protegge i neuroni dopaminergici

cristalli uratoLa protezione è potenziata dalla presenta di astrociti

È già stato segnalato che bassi livelli di acido urico rappresentano un fattore di rischio per la malattia di Parkinson.

Esperimenti su colture di cellule nervose dopaminergiche hanno mostrato che l'aggiunta di acido urico alla coltura prima della somministrazione della tossina MPP+ riduceva la mortalità delle cellule del 50% se le cellule erano da sole, mentre bloccava completamente gli effetti tossici di MPP+ se la coltura conteneva anche astrociti - cellule a forma di stella nel sistema nervoso centrale che forniscono supporto strutturale e metabolico alle cellule nervose vere e proprie. Gli astrociti erano un fattore di protezione anche quando l'acido urico endogeno (naturalmente nei neuroni) veniva ridotto aumentando artificialmente la degradazione. Il prossimo passo saranno studi in animali da laboratorio. Il problema da risolvere è come aumentare i livelli di acido urico nel cervello senza aumentarlo altrove nel corpo, perchè se si accumula nelle articolazioni determina la gotta.

Fonte: Cipriani S e coll PLoS ONE 2012; 7 (5): e37331

 

Vaccino anti-Parkinson

Pvaccino anti-parkinsonartita la sperimentazione nell'uomo

L'azienda austriaca AFFIRIS AG ha comunicato che è iniziata una sperimentazione clinica di fase I sul loro vaccino anti-Parkinson, chiamato PD01A. Lo studio viene condotto presso il centro Confraternitaet Privatklinik Josefstadt a Vienna e prevede l'arruolamento di 32 pazienti.


Il vaccino stimola il sistema immunitario dell'organismo a produrre anticorpi contro la proteina alfa-sinucleina. Si pensa che sia l'accumulo di questa proteina a causare la malattia di Parkinson, per cui sarebbe la prima terapia volta a rimuovere le cause della malattia. Per questo motivo la Fondazione Michael J Fox ha deciso di co-finanziare lo sviluppo del prodotto.  

Il vaccino è  stato messo a punto con la tecnologia AFFITOME che permette di sviluppare terapie immunitarie contro malattie causate da molecole naturalmente presenti nell'organismo.  La stessa azienda sta sviluppando anche un vaccino contro la malattia di Alzheimer.


Saranno necessari diversi anni di sperimentazione clinica prima che il vaccino possa essere messo in commercio.

Fonte:  comunicato stampa AFFIRIS del 5 giugno u.s.

Microtubuli deboli nelle cellule dei malati di Parkinson

microtubuliDifetti sia nel Parkinson genetico che sporadico

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Colonne portanti indebolite nelle cellule dei malati di Parkinson. Un bersaglio per terapie innovative?

Dr.ssa CappellettiIntervista a Prof.ssa Graziella Cappelletti, Professore Aggregato presso il Dipartimento di Bioscienze della Università degli Studi di Milano

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Servizio domiciliare per parkinsoniani a Milano

E' uno studio pilota. Bisogna essere dipendenti o pensionati o parenti di primo grado di dipendenti del pubblico impiego

La Direzione Regionale Lombardia di INPS Gestione ex INPDAP assieme agli ICP ha messo a punto un progetto per l'assistenza domiciliare a pazienti affetti da malattia di Parkinson che sono stati dipendenti pubblici ed hanno contribuito alla ex INPDAP oppure che sono loro coniugi conviventi o familiari di primo grado. Altri requisiti sono la residenza nella zona della ASL Milano, l'indicatore ISEE inferiore o uguale a 30.000 euro, il riconoscimento dell'invalidità civile al 100% e le condizioni cliniche da valutare a cura degli specialisti ICP.

Il progetto offre una serie di voucher per l'assistenza alla persona presso il domicilio; per prestazioni di cura domestica; per periodi programmati o improvvise esigenze in sostituzione di chi presta loro assistenza.

Per accedere ai servizi contattare il Centro Parkinson al numero tel. 02-57993535 oppure per email all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Scoperta la funzione del gene PINK1

geniAccende o spegne il gene della parkina

Lo scopo della scoperta dei geni responsabili per forme ereditarie della malattia di Parkinson non è tanto di scoprire la causa di queste rare forme quanto di identificare le proteine che codificano e la loro funzione, nella speranza di comprendere il processo patologico che causa la malattia.
Nel tentativo di scoprire la funzione del gene PINK1, ricercatori dell'Università di Dundee ha verificato se aveva rapporti con le proteine prodotte da altri geni coinvolti nella malattia di Parkinson. Hanno scoperto che interagisce con una sola di esse e precisamente che provvede alla fosforilazione della parkina, una proteina addetta alla rottamazione delle proteine vecchie.
Sono necessarie ulteriori ricerche per verificare se questo avviene anche nei casi di Parkinson sporadico (non ereditario), che sono molto più frequenti.
Questi risultati suggeriscono che si potrebbe mettere a punto una terapia anti-parkinson innovativa a base di molecole in grado di attivare la parkina.

Fonte: Kondapalli C e coll Open Biology May 2012

 

Colonscopia o esame equivalente per diagnosticare il Parkinson

Trovati accumuli di alfa-sinucleina nelle cellule nervose intestinali

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Nove nanosecondi per forare la membrana del neurone

cronometroSimulazione dell'azione lesiva della alfa-sinucleina al computer

Ricercatori della Università di San Diego (California, USA) hanno inserito dati sperimentali ottenuti in colture cellulari sul comportamento della proteina alfa-sinucleina prodotta da un gene naturale normale e della stessa proteina prodotta da un gene difettoso con una mutazione (A53T).  Alfa-sinucleina è la proteina che si accumula nelle cellule nervose ammalate di Parkinson. 

Nella simulazione hanno osservato che alfa-sinucleina, che è una proteina a forma di elica, può cambiare forma, diventando una specie di spirale che tende ad aggregarsi ad altre proteine simili, formando grossi aggregati ad anello che forano la membrana della cellule nervosa. Nel caso della alfa-sinucleina mutante il processo è molto rapido ed il foro può aprirsi in soli 9 nanosecondi (miliardesimi di secondo). 

Gli scienziati di San Diego ritengono di avere ora compreso aspetti chiave dell'azione tossica della alfa-sinucleina sui neuroni e di avere a disposizione informazioni importanti per la messa a punto di farmaci che possano fermare il processo e quindi fermare la progressione della malattia.

 

Fonte: Tsigelny IF e coll FEBS Journal 2012; 279: 1000-1013

Cerotto per fermare la progressione del Parkinson

Contiene peptide che riproduce la funzione del gene DJ-1

Ricercatori dell'Università di Tel Aviv (Israele) sono riusciti a mettere a punto un peptide (un pezzo di proteina) che riproduce la funzione del gene DJ-1 (PARK7) e ad attaccarla ad un altro peptide che la trasporta all'interno delle cellule.

PARK7 è responsabile per circa 1% dei casi di parkinson familiare ad esordio giovanile. Le sue funzioni non sono state completamente chiarite. L'ipotesi più accreditata è che il suo ruolo consista nel segnalare all'organismo situazioni di stress ossidativo, contribuendo a regolare la funzione dei mitocondri, piccoli organelli nelle cellule coinvolti nelle reazioni ossidative. Mutazione di DJ-1 rendono l'organismo in generale e le cellule nervose in particolare più vulnerabili alle reazioni ossidative.

I ricercatori israeliani hanno somministrato il peptide a topi con lesioni sperimentali che riproducevano i deficit parkinsoniani ed hanno osservato non solo un netto miglioramento della sintomatologia, ma anche un aumento dei livelli cerebrali del neurotrasmettitore che manca nel Parkinson, la dopamina, con maggiore conservazione delle cellule nervose cerebrali che la producono.

Secondo i ricercatori, il peptide, che può essere somministrato tramite un cerotto oppure con iniezioni quotidiane, potrebbe essere usato a scopo preventivo.

Secondo il Dr S Goldwurm, medico genetista e Direttore della Biobanca presso il centro parkinson ICP a Milano l’approccio è promettente, ma bisogna condurre molte sperimentazioni cliniche prima di poterlo usare in clinica.

Fonte: American Friends Tel Aviv University


Prevenire la morte dei neuroni nelle malattie neurodegenerative forse si può

neuroniScoperta la chiave per bloccare un meccanismo comune

Ricercatori presso l'Università di Leicester (UK) hanno scoperto che in presenza di accumuli di proteine malripiegate la cellula nervosa si difende fermando la sintesi di proteine nuove in modo che non se ne accumulino altre. Il problema è che gli accumuli rimangono e così la sintesi proteica non riparte e la cellula nervosa muore quando si usurano proteine essenziali per il suo funzionamento.

Quando i ricercatori hanno iniettato una proteina che blocca l'interruttore che spegne la sintesi proteica, le cellule nervose sono sopravvissute e sono rimasti integri i circuiti nervosi.

L'esperimento è stato effettuato in topi infettati con il prione, l'agente infettivo della malattia di Jacob Creutzfeld (malattia della mucca pazza), ma il meccanismo di accensione / spegnimento della sintesi proteica non era collegato all'infezione e dovrebbe essere funzionare in tutte le malattie neurodegenerative in cui si accumulano proteine malripiegate. Pertanto, dovrebbe funzionare anche nella malattia di Parkinson, in cui si accumula la proteina alfa-sinucleina malripiegata, formando i “corpi di Lewy”.

Fonte: Moreno JA e coll Nature online 6 maggio 2012

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Diabete e gravità della malattia di Parkinson

Impatto di una diagnosi di diabete antecedente

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Perchè i parkinsoniani peggiorano in ospedale?

Secondo una indagine olandese, a causa di infezioni ed errori nella somministrazione dei farmaci antiparkinson

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Perchè i pazienti aumentano di peso dopo DBS?

Potrebbe essere il risultato di uno squilibrio ormonale

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