La caffeina non migliora la funzione motoria nel Parkinson
I risultati deludenti dello studio CafePD
Sono stati pubblicati parecchi studi epidemiologici in cui un minor consumo di caffè è associato ad un aumento del rischio di malattia di Parkinson.
In seguito a questa osservazione ricercatori dell’Università di Montreal (Canada) hanno avviato uno studio di confronto tra terapia a base di compresse contenenti caffeina (200 mg due volte al giorno) e terapia a base di un placebo inerte dall’aspetto identico), con assegnazione casuale ad una delle terapie (randomizzazione) e valutazione della funzione motoria in condizioni di doppia cecità (né i pazienti né i medici sapevano che era stato assegnato a che cosa). La valutazione della efficacia era basata principalmente sul punteggio UPDRS motorio (endpoint primario) e, secondariamente sul punteggio UPDRS-II (capacità di svolgere le attività quotidiane), sull’entità di eventuali fluttuazioni motorie, sul punteggio UPDRS-I (sintomi non motori), sulle funzioni cognitive misurate con una metodologia locale e sulla qualità di vita.
Lo studio, che originariamente doveva includere 250 pazienti, è stato interrotto quando una analisi ad interim dopo 6 mesi di trattamento su 121 pazienti non ha evidenziato alcuna differenza per quanto riguarda l’endpoint primario (differenza: +0.48 punti). Non vi era neanche alcuna differenza per quanto riguarda il punteggio UPDRS-II e la qualità di vita. Anche la tollerabilità era buona in entrambi i gruppi di trattamento. L’unica differenza importante era una riduzione della sonnolenza – una reazione attesa.