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La caffeina potrebbe controllare il Parkinson?

tazzina caffeRisultati a 4 anni

Ricercatori italiani hanno seguito 79 pazienti parkinsoniani di nuova diagnosi per 4 anni, monitorando il consumo di caffeina e la gravità di malattia espressa come punteggio relativo ai sintomi motori sulla scala UPDRS, consumo giornaliero di levodopa (includendo nel calcolo altra terapia dopaminergica mediante particolare formule) e come punteggio relativo ai sintomi non motori sulla scala NMSQuest.

Hanno rilevato che il consumo medio di caffeina era di 296 mg (una tazzina di caffè = 50 mg). Un consumo più elevato era associato a malattia più lieve. In particolare in un modello di regressione lineare ogni tazzina aggiuntiva di caffè consumata al giorno era associata ad punteggio motorio inferiore di 5 punti, ad un consumo di levodopa dimezzato ed a un punteggio non motorio inferiore di 5 punti. Non vi era alcuna associazione con il punteggio della sezione IV sulla scala UPDRS, che è relativa agli effetti collaterali.

Il caffè funziona bloccando i recettori per l’adenosina, che sono numerosi a livello dei gangli basali colpiti dalla malattia di Parkinson. Pertanto, questi risultati sono a supporto dello sviluppo dei farmaci anti-parkinson antagonisti dei recettori dell’adenosina A2A.

 

Fonte: Moccia e coll Parkinsonism Relat Disord 2016; 32: 116-119