Metanalisi conferma l'utilità della danza nel Parkinson
Soprattutto per migliorare l'equilibrio e la mobilità
Sono stati pubblicati molti piccoli studi che suggeriscono che i pazienti parkinsoniani possano trarre beneficio dalla danza.
Ricercatori inglesi hanno effettuato una metanalisi (un’analisi statistica particolare che permette di mettere insieme e valutare globalmente i risultati di diversi studi) di studi di buona qualità con una impostazione scientificamente corretta (studio di confronto tra la danza come sola terapia riabilitativa rispetto a nessuna riabilitazione oppure altre forme di esercizi con assegnazione casuale (randomizzata) alla terapia).
Sono stati così individuati 16 studi in complessivamente 636 pazienti aventi malattia di Parkinson con sintomi da lievi a moderati ed aventi in media 68,4 anni. Il tipo di danza era il tango nella maggior parte degli studi (n=9); altri balli in esame erano il valzer/foxtrot, il ballo latino americano, un ballo irlandese ed uno sardo. In genere i pazienti partecipavano a due sedute settimanali di 60 minuti. I periodi valutati variavano considerevolmente (da 8 settimane a 2 anni); sono stati presi in esame i dati relativi a 8-12 settimane. La danza veniva confrontata a nessun intervento oppure a varie forme alternative di esercizio.
E’ emerso che i pazienti hanno tratto benefici significativi dalla danza rispetto a quelli senza alcun tipo di intervento riabilitativo per quanto riguarda la gravità della sintomatologia motoria misurata sulla scala UPDRS-III, l’equilibrio (scala Mini-BEST oppure di Berg) e la mobilità funzionale (test TUG che consiste nel misurare il tempo richiesto per alzarsi da una sedia, camminare 3 metri, girarsi, tornare indietro e risedersi). Non sono stati rilevati benefici importanti per quanto riguarda la velocità del cammino, la lunghezza del passo ed il freezing (episodi di piedi incollati al pavimento) secondo il questionario FOG. Quando la danza è stata confrontata con altri tipi di esercizio la danza si è dimostrata comunque superiore nel migliorare l’equilibrio e la mobilità funzionale.
La danza è una esperienza sensoriale multidimensionale che esercita l’attenzione, la memoria e molte altre funzioni mentali; inoltre, crea le condizioni per creare un supporto sociale ed una via per esprimere la propria creatività. Vi sono pertanto le premesse per attendersi miglioramento anche delle funzioni cognitive, dell’umore e della qualità di vita. Purtroppo pochi studi hanno misurato questi parametri e non è stato possibile trarre conclusioni a riguardo. Questi aspetti richiedono ulteriori studi per determinare eventuali ulteriori benefici non motori offerti dalla danza