L'idrocarburo tricloroetilene è un fattore di rischio ambientale per la malattia di Parkinson
Studi nell'animale suggeriscono che gli effetti tossici sono a carico dei mitocondri
Sono stati effettuati esami neurologici a 30 operai aventi in media 55 annni di età esposti all'idrocarburo tricloroetilene sul posto di lavoro per molti anni (8-33 anni). I tre operai che toccavano la sostanza con le mani maneggiando pezzi metallici che erano stati immersi in una soluzione a base dell'idrocarburo presentavano tutti e tre malattia di Parkinson.
Tra i rimanenti 27 operai che non avevano toccato la sostanza, ma che comunque l'avevano inalata, 14 presentavano alcuni sintomi parkinsoniani, soprattutto bradicinesia, senza raggiungere tutti i criteri per la diagnosi di malattia di Parkinson e 13, apparentemente asintomatici, presentavano comunque un rallentamento significativo dei movimenti.
Studi nel ratto hanno evidenziato che la somministrazione di tricloroetilene per via orale per 6 settimane ha causato un danno selettivo del complesso 1 dei mitocondri, le centrali energetiche ("pile") dei neuroni e morte di neuroni dopaminergici.
Questo studio fornisce ulteriori dati a conferma del ruolo di fattore di rischio ambientale per la malattia di Parkinson degli idrocarburi, come segnalato per la prima volta nel 2000 in base ai risultati di uno studio in 990 pazienti sponsorizzato dalla Fondazione Grigioni.