Vitamina D sempre più importante nel Parkinson
Prof.ssa G. Cappelletti, Dipartimento di Bioscienze, Università degli Studi di Milano, 41°Convegno AIP, Firenze, Salone dei Cinquecento
E’ già stato ripetutamente riportato che i livelli di vitamina D sono generalmente troppo bassi nei pazienti affetti da malattia di Parkinson. L’apporto di vitamina D nell’alimentazione è scarsa e viene prodotta principalmente a livello della pelle dove un precursore viene attivato dalla luce solare. I pazienti parkinsoniani spesso escono poco e questo può contribuire al fenomeno.
In anni recenti è stato osservato che i livelli di vitamina D sono correlati alla gravità della sintomatologia motoria e livelli particolarmente bassi sono correlati alla comparsa di compromissione intellettuale. Inoltre, sia l’insufficienza (<30 ng/ml) che la vera e propria deficienza (<20 ng/ml) della vitamina D (25-idrossivitamina D) sono associate ad un rischio raddoppiato di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto a coloro che presentano livelli normali di vitamina D
Ora l’esame di tessuti nervosi di pazienti parkinsoniani ha messo in evidenza che la distribuzione dell’enzima che attiva la vitamina D (CYP27B1) è alterata a livello delle cellule nervose, fornendo così, per la prima volta, l’evidenza che il tessuto cerebrale dei pazienti mostri difetti nella regolazione della vitamina D. Questa, inoltre, rafforza l’indicazione che mantenere livelli adeguati di vitamina D sia molto importante nei pazienti affetti da malattia di Parkinson.
Lo studio sulla vitamina D nei tessuti nervosi è stato reso possibile dalla BTN, Banca dei Tessuti Nervosi sponsorizzata dalla Fondazione Grigioni.