Deficienza di vitamina D correlata a compromissione intellettuale
Ulteriore dimostrazione della importanza di questa vitamina nel Parkinson
Sono stati presentati al convegno internazionale sulla malattia di Parkinson e parkinsonismi a Hong Kong all’inizio del mese di ottobre 2018 i risultati preliminari di uno studio osservazionale sulla vitamina D sponsorizzato dalla Fondazione Grigioni con l’obiettivo di stabilire se i pazienti presentano carenza di questa vitamina e di correlare i livelli nel sangue con le funzioni cognitive misurate tramite test neuropsicologici (MMSE).
I dati erano stati raccolti in 120 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson aventi più di 60 anni e non in terapia con supplementi di calcio / vitamina D; la maggior parte della di sesso maschile (71,6%) perché più donne assumono tali supplementi. L’età media era di 71 anni (range: 60-87 anni) e l’indice di massa corporea (BMI) medio era di 26,6 (sovrappeso). La durata media di malattia era di 10,9 anni.
Pressoché tutti i pazienti non avevano livelli ottimali di vitamina D (inferiore a 32 ng/dl nel 93,3% dei casi). In particolare più della metà (59,1%) presentava una vera e propria deficienza definita come valore inferiore a 20 ng/ml, che era grave ovvero inferiore a 10 ng/ml, nel 17,5% dei casi.
I valori di vitamina D erano inversamente correlati sia alla durata di malattia (ovvero tanto più lunga la storia di malattia, tano più bassi erano i livelli) e direttamente correlati al punteggio sulla scala MMSE relative alle funzioni mentali ovvero tanto più bassi erano i valori tanto più compromessi erano le funzioni mentali.
Il lavoro sottolinea quanto sia importante il monitoraggio dei livelli di vitamina D nella malattia di Parkinson e l’assunzione di supplementi di vitamina D.