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Sedentarietà aumenterebbe il rischio di Parkinson

ma solo negli uomini

È da tempo che si sa che vi è una associazione tra attività fisica e rischio di Parkinson. Ricercatori cinesi hanno preso in esame otto studi pubblicati sull’argomento che comprendevano dati relativi a più di 500.000 partecipanti, tra cui 2192 pazienti affetti da malattia di Parkinson. Hanno stabilito che coloro che svolgevano attività fisica da moderata a vigorosa presentavano una riduzione del rischio di sviluppare la malattia del 29%, mentre l’attività fisica leggera non era associata ad una riduzione del rischio. L’esame di sottogruppi ha evidenziato che i risultati non cambiavano a seconda dell’area geografica, della grandezza della popolazione o della qualità dello studio dal punto di vista scientifico. Invece vi era una differenza notevole tra i sessi: la riduzione del rischio era significativa solo negli uomini, in cui è stato rilevato un rapporto inverso tra attività fisica e rischio di malattia anche a livelli di attività solo moderati.

Ma perché l’attività fisica dovrebbe ridurre il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson? Le risposte sarebbero: l’attività fisica aumenta i livelli di fattori di crescita che proteggono le cellule nervose; inoltre, riduce lo stress ossidativo e l’infiammazione cronica, entrambi fattori coinvolti nello sviluppo della malattia. Infine risultati nell’animale da esperimento mostrano che l’attività fisica è necessaria per il buon mantenimento dei circuiti nervosi dopaminergici. Il limite di questi studi retrospettivi è sempre lo stesso: le popolazioni non sono assegnate casualmente ad uno dei due gruppi. Chi ha voglia di fare sport potrebbe essere più compulsivo e quindi possedere più dopamina sin dalla nascita.

 

Fonte: >Fang e coll JAMA network Open 2018; 1(5): e182421