Astrociti riprogrammati in neuroni dopaminergici nel topo
Ingegneria genetica tenta di sostituire la terapia con staminali
Negli ultimi anni tecniche di ingegneria genetica sono state applicate per somministrare geni di vario tipo che potessero essere utili nel Parkinson perché erano coinvolti nella produzione del neurotrasmettitore mancante, la dopamina, oppure perché producevano fattori di crescita che potevano aiutare i neuroni malati in difficoltà.
Un altro approccio consiste nell’usare tecniche di ingegneria genetica per riprogrammare cellule mature della pelle in neuroni dopaminergici ovvero nelle cellule nervose responsabili per la produzione di dopamina che vengono distrutte nella malattia di Parkinson in laboratorio. L’intenzione è di impiantare i neuroni dopaminergici così ottenuti nei pazienti. In questo modo viene aggirato il passo di ringiovanire le cellule della pelle, facendole diventare cellule staminali che poi vengono indotte a trasformarsi in neuroni.
Ora gli scienziati hanno messo a punto una tecnica di ingegneria genetica che riprogramma gli astrociti già presenti nel cervello in modo da evitare l’impianto. Gli astrociti sono cellule di supporto ai neuroni a stretto contatto con questi ultimi. Finora sono riusciti a farlo nel topo i cui neuroni dopaminergici sono stati distrutti da una tossina. Dopo l’iniezione della combinazione di geni selezionati, veicolati da un virus, hanno osservato che gli astrociti hanno cominciati a trasformarsi in neuroni dopaminergici dopo un paio di settimane e che la sintomatologia motoria migliorava dopo 5 settimane.
Usando la stessa tecnica, gli scienziati sono anche riusciti a trasformare astrociti di origine umana in provetta in neuroni dopaminergici (trasformazione del 16% delle cellule).
Rimane da stabilire se la terapia funzioni nei pazienti e, soprattutto, se è sicura ovvero non causi importanti effetti collaterali.
Fonte: Rivetti di Val Cervo e coll Nat Biotechnol online 10 aprile 2017