Integratore a base di creatina delude le aspettative
Non rallenta la progressionie della malattia di Parkinson
Anni fa il prestigioso NINDS – l'Istituto Nazionale Americano per la ricerca su malattie neurologiche e l'ictus - ha identificato una serie di sostanze che potenzialmente potevano rallentare la progressione della malattia di Parkinson in base a risultati ottenuti in modelli animali. Tra questi vi era un aminoacido – la creatina monoidrato – che è coinvolta nella produzione di energia soprattutto a livello muscolare e che viene usata in campo sportivo.
NINDS ha organizzato uno studio clinico in più di 1700 pazienti con malattia di Parkinson nelle prime fasi (diagnosi da meno di 5 anni) assegnati casualmente a ricevere un integratore contenente creatinina (10 g al giorno) oppure un placebo (un prodotto dall’aspetto simile che non conteneva creatina). I pazienti sono stati reclutati negli Stati Uniti ed in Canada. L'efficacia della creatina è stata valutata in base a punteggi su una serie di scale tra cui quello di Rankin relativo al livello di invalidità, la scala PDQ-39 per la valutazione della qualità di vita e quello di Schwab & England per la valutazione della capacità di svolgere le attività quotidiane, nonché su una valutazione della capacità di camminare. Lo studio è stato interrotto dopo un follow-up medio di 4 anni (ne erano previsti almeno 5) in base all'esito di una analisi ad interim pianificata in precedenza, che ha mostrato che non vi era alcuna differenza tra la creatina ed il placebo.
Fonte: NINDS JAMA 2015; 313:584-593
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