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Terapia genica ProSavin sicura a lungo termine

Efficacia modesta

ProSavin è una terapia genica che consiste in un trasportatore virale reso innocuo e nei geni di tre enzimi richiesti per la produzione del neurotrasmettitore che scarseggia nella malattia di Parkinson ovvero la dopamina. Viene somministrata per infusione attraverso un catetere inserito in una parte del cervello, detta striato, tramite chirurgia stereotassica, per aumentare la produzione del neurotrasmettitore.
Nel 2014 sono stati pubblicati i risultati preliminari ad un anno in 15 pazienti affetti da malattia di Parkinson aventi da 48 a 65 anni, una storia di malattia di almeno 5 anni, fluttuazioni motorie ed una risposta pari ad almeno il 50% alla terapia dopaminergica. Tre pazienti hanno ricevuto una dose bassa, 6 una dose media e 6 una dose elevata. Nessuno dei pazienti aveva avuto una reazione seria correlata al trattamento oppure all'intervento ed era stato rilevato un miglioramento significativo del punteggio motorio sulla scale UPDRS a 6 mesi ed a 12 mesi rispetto al basale (in media (DS) 26 (8) e 27 (8) rispetto a 38 (9) al basale, entrambi p=0.0001).
Ora sono stati pubblicati i risultati a 5 anni in 13 pazienti. Due sono deceduti nel frattempo per cause non correlate alla terapia genica (peritonite ed evento cardiovascolare). Il buon profilo di sicurezza e tollerabilità è stato confermato. Per quanto riguarda l’efficacia, un miglioramento significativo è stato mantenuto per 2 anni. Dopo questo periodo si è continuato ad rilevare un miglioramento per quanto riguarda il tempo in OFF, ma l’entità del beneficio non superava più quanto può essere conseguito con il placebo e diversi pazienti hanno avuto bisogno di ulteriore terapia, in particolare 8 pazienti sono stati sottoposti a DBS (stimolazione cerebrale profonda).
I risultati sono stati comunque considerati incoraggianti e rappresentano la base per la messa a punto di una terapia genica più potente con un vettore virale diverso chiamata OXB-102.

 

Fonte: Palfi S e coll Human Gene Therapy Clin Dev 2018; 29: 148-155