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Svelato il significato delle mutazioni del gene GBA

Test genetico ora utile grazie allo studio SPID-GBA

Le mutazioni del gene GBA1 sono tra i più frequenti, essendo presenti nel 10% circa dei casi di malattia di Parkinson, sia familiare che non (definito ‘sporadico’). Questo gene codifica la proteina glucocerebrosidasi, che è un enzima in grado di scindere la glucosil-ceramide ed evitarne così l’accumulo, che si associa all’aumento dei livelli della proteina alfa-sinucleina (la quale, a sua volta, è la principale componente dei corpi di Lewy che si formano all’interno delle cellule nervose malate di Parkinson).

Non tutti i portatori di mutazioni del gene GBA1 si ammalano perché, come dicono i genetisti, la “penetranza” ovvero la manifestazione clinica della mutazione è bassa.

E’ stato osservato che nella maggior parte dei casi (82%) la mutazione è rappresentata da una delle seguenti 4 varianti: p.E326K, p.T369M, p.N370S e p.L444P. Tuttavia, non era noto quale significato potesse avere questo tipo di informazione.

Per questo motivo ricercatori italiani hanno analizzato il patrimonio genetico di 4.923 pazienti che hanno contribuito alla Biobanca presso il Centro Parkinson dell’ASST Pini-CTO tra il 2002 ed il 2015, nonché di 7.757 controlli sani alla ricerca di mutazioni del gene GBA. Sono stati esclusi casi che avevano più di una mutazione. Sono stati così individuati 308 pazienti e 170 controlli portatori di una mutazione GBA.

E’ emerso che la penetranza delle 4 mutazioni era considerevolmente diversa: p.L444P era associata ad una penetranza ovvero manifestazione di patologia entro i 75 anni del 15%, mentre le altre avevano una penetranza molto più bassa (2-5%).

L’esordio è stato mediamente più precoce con le mutazioni p.L444P ed p.N370S (rispettivamente 54 e 51 anni rispetto a 58 anni)

Una storia familiare di Parkinson è significativamente più frequente nel caso della mutazione p.L444P.

Tre mutazioni (p.L444P, p.E326K e p.N370S) erano associati ad un rischio più elevato di demenza.

Questo studio è stato sponsorizzato dalla Fondazione Grigioni, che sostiene la Biobanca presso il Centro Parkinson ASST Pini-CTO.

Ricordiamo che la Fondazione sponsorizza uno studio sulla valutazione degli effetti neuroprotettivi di ambroxolo, una sostanza che potenzia l’attività dell’enzima glucocerebrosidasi, che risulta ‘difettosa’ nei portatori di mutazioni del gene GBA-1.

Fonte: Straniero L e coll Neurol Genet 2020; 6: e523