I Parkinsoniani possono "imparare" a rispondere al placebo
Risultati di uno studio elettrofisiologico a Torino
Ricercatori della Università di Torino hanno valutato la risposta di singoli neuroni in una parte centrale del cervello detto talamo, ad una iniezione di soluzione salina (placebo - ovvero una sostanza priva di effetti farmacologici) in 42 pazienti parkinsoniani mentre venivano sottoposti all'intervento di impianto di elettrodi per la stimolazione cerebrale profonda. La risposta veniva registrata sotto forma di segnali elettrici.
Hanno stabilito che la risposta era diversa a seconda del trattamento a cui erano stati sottoposti i pazienti nei 4 giorni precedenti: 2 mg di apomorfina (un potente dopamino agonista) per 1, 2, 3 o 4 giorni , soluzione salina che assomigliava all'apomorfina (placebo), nessun trattamento. I neuroni dei pazienti che non avevano ricevuto la terapia farmacologicamente attiva non hanno risposto, mentre quelli dei pazienti trattati con apomorfina rispondevano. La risposta era proporzionale al numero di giorni di terapia attiva sia per quanto riguarda la durata che l’ampiezza. I pazienti che erano stati trattati per 4 giorni hanno presentato una risposta sovrapponibile a quella ottenuta con l'apomorfina.
Si sapeva già che i pazienti parkinsoniani rispondono al placebo, che induce un rilascio di dopamina nello striato, cambiando l'attività dei neuroni nel talamo e determinando un miglioramento dei sintomi motori. Si pensava che la risposta dipendesse da quanta fiducia il paziente avesse nel trattamento.
Ora si sa che esperienze positive ripetute permettono l'apprendimento. Questo ha implicazioni importanti per la pratica clinica in quanto potenzialmente si potrebbe usare un misto di farmaco attivo e placebo, con riduzione dell'entità della terapia.
Fonte: Benedetti F et al J Physiology online 9 February 2016