Gli anti-infiammatori non cortisonici potrebbero proteggere contro la malattia di Parkinson
Ma l'aspirina funziona solo nelle donne
Una delle teorie più accreditate sullo sviluppo della malattia di Parkinson è che, dopo un danno iniziale dovuto a fattori sconosciuti di origine ambientale o di natura genetica, la malattia progredisce nel tempo a causa di un processo infiammatorio a carica della glia (cellule nervose di supporto).
Ricercatori americani hanno verificato il consumo di medicinali anti-infiammatori non cortisonici in un gruppo di 293 pazienti parkinsoniani ed in 286 soggetti di controllo senza la malattia in California. Hanno rilevato che solo il 18,4% prendevano questi medicinali regolarmente da anni, rispetto al 31,8% dei soggetti sani. Tale differenza valeva anche per l'aspirina solo nelle donne.
Gli autori giungono alla conclusione che sono giustificati ulteriori studi sul ruolo protettivo degli anti-infiammatori non cortisonici nella malattia di Parkinson
Wahner et al. Neurology 2007; 69: 1836-1842