Microbiota interferisce con la levodopa
Può alterare sia l'efficacia che la tollerabilità
La levodopa è efficace in quanto precursore della dopamina, il neurotrasmettitore che scarseggia nel cervello dei pazienti affetti da malattia di Parkinson. È noto da tempo che è essenziale che la trasformazione in dopamina avvenga nel sistema nervoso centrale; se avviene prima, in periferia, non solo diventa inutile perché la dopamina non riesce a passare la barriera emato-encefalica e ad arrivare nel cervello dove serve, ma addirittura può causare effetti collaterali. Per quanto motivo i preparati commerciali contengono inibitori dell’enzima che trasforma la levodopa in dopamina in periferia. Tuttavia, questi inibitori sono solo parzialmente efficaci, perché solo circa la metà della levodopa ingerita raggiunge il cervello. Inoltre, la efficacia e la tollerabilità della levodopa variano molto da paziente a paziente e non era chiaro il motivo di questa variabilità.
Ora è stato scoperto che particolari batteri appartenenti al microbiota, ovvero alla flora intestinale (E. fecalis e E. lenta) metabolizzano la levodopa in modi che non vengono bloccati dagli inibitori attualmente usati. È probabile che differenze a livello della flora intestinale dei singoli pazienti contribuiscano alla variabilità individuale menzionata sopra.
Queste scoperte pongono le basi per la messa a punto di altri inibitori che possano migliorare la risposta alla levodopa e la sua tollerabilità.