L'importanza della percezione di disturbi cognitivi soggettivi
La percezione soggettiva di difficoltà cognitive è un disturbo caratterizzato dalla percezione da parte del paziente, del caregiver o del medico di un declino delle capacità cognitive.
I criteri diagnostici per la diagnosi di decadimento cognitivo lieve nella malattia di Parkinson (in inglese PD-MCI, Parkinson's disease with Mild Cognitive Impairment) richiedono sia la presenza di percezione soggettiva di difficoltà cognitive sia deficit cognitivi oggettivi all’esame neuropsicologico.
Nonostante questa importante indicazione, la maggior parte degli studi non considera la valutazione della percezione soggettiva di difficoltà cognitive nella classificazione del PD-MCI.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Parkinsonism and Related Disorders ha posto l’attenzione su come questa mancanza possa far emergere risultati contrastanti riguardo alla correlazione tra percezione soggettiva di difficoltà cognitive e le misure oggettive di decadimento cognitivo.
Sono stati arruolati 358 soggetti con una diagnosi recente di Parkinson, tutti i pazienti hanno eseguito una visita basale e cinque visite follow up annuali. Durante queste visite, sono stati sottoposti a valutazione neuropsicologica, valutazione dei disturbi cognitivi soggettivi, analisi della gravità dei sintomi motori e indagine dei marcatori del liquor.
I risultati hanno mostrato che quando la percezione soggettiva di difficoltà cognitive è stata inclusa nei criteri diagnostici, i casi di diagnosi di PD-MCI aumentavano dal 4,4% all'11%.
In estrema sintesi, quindi, si può affermare che l’inserimento della valutazione di percezione soggettiva di difficoltà cognitive nelle classificazioni PD-MCI può avere importanti implicazioni in termini di diagnosi di PD-MCI e del suo valore prognostico.
L'inclusione della percezione soggettiva di difficoltà cognitive nei criteri PD-MCI nei soggetti con nuova diagnosi di Parkinson può rafforzare la capacità di individuare le persone a rischio di futuro declino cognitivo.
Infine, si sottolinea l’importanza di una presa in carico psicologica che possa supportare e accompagnare il disagio psichico conseguente alla percezione di un cambiamento nel proprio funzionamento cognitivo e che possa includere una valutazione dei fattori di rischio modificabili, dello stato funzionale e dei sintomi psicologici e comportamentali. Utile, inoltre, un monitoraggio dello stato cognitivo nel tempo, l’esecuzione della stimolazione cognitiva e lo svolgimento di esercizio fisico regolare.
a cura di Viviana Cereda e Alessandra Ranghetti, neuropsicologhe, Fondazione Grigioni