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I lassativi possono migliorare la rigidità nel Parkinson?

Ipotesi avanzata da ricercatori inglesi

 
Ricercatori inglesi del King's College di Londra hanno analizzato retrospettivamente i dati relativi a 79 pazienti parkinsoniani seguiti a lungo termine a partire mediamente 2,8 anni dopo l'esordio dei sintomi (range da 0,8 a 5,4 anni). I pazienti venivano seguiti annotando non solo i punteggi sulla scala internazionale UPDRS, ma anche misurando la resistenza offerta ad un dispositivo elettrico applicato sull'arto superiore, che muoveva l'arto di un angolo di 40° in flessione ed in estensione.

Hanno rilevato che la rigidità in flessione è aumentata mediamente del 6% all'anno, fino a quando è stata prescritta una terapia a base di lassativi. Da quel momento in poi la rigidità in flessione si è stabilizzata, indipendentemente dal meccanismo del lassativo utilizzato (aumento della massa fecale, meccanismo osmotico oppure enterocinetico). In alcuni pazienti trattati con il lassativo linaclotide la rigidità è addirittura diminuita. Il meccanismo non poteva essere una interazione con i farmaci antiparkinson, perché il fenomeno è stato osservato anche in alcuni pazienti che non li assumevano ed è stato attribuito ad un miglioramento della flora intestinale.

Commenti: questo lavoro pare avere dei limiti importanti: è noto da tempo che i lassativi modificano l'assorbimento della levodopa e che questo meccanismo può influenzare la rigidità. Inoltre, in base alla descrizione della casistica fornita dagli autori non è detto che i pazienti avessero proprio la malattia di Parkinson, qualcuno di essi poteva avere una malattia diversa.

 

Augustin AD e coll Brit J Clin Pharmacol online 21 maggio 2016