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Confronto fra apomorfina sottocute e stimolazione cerebrale profonda nel Parkinson complicato.

Entrambi i metodi di cura sono efficaci, seppure con differenti vantaggi e svantaggi.

In pazienti con M.di P. avanzata e complicata, resistente alle terapie orali, sono stati comparati due differenti metodi di cura: la perfusione sottocutanea continua, con pausa notturna, di apomorfina (13 pazienti), e la stimolazione cerebrale profonda del n. subtalamico (12 pazienti). La valutazione è stata effettuata a 12 mesi, sia dal punto di vista dell'attività motoria, che da quello neuropsicologico.
Con l'apomorfina si è ottenuta una significativa riduzione del tempo di "off" (-51%), ma nessuna influenza sui movimenti involontari; le dosi di levodopa potevano essere discretamente ridotte. Non si notavano sostanziali modifiche nei test neuropsicologici.
Con la stimolazione cerebrale profonda, il tempo in "off" si riduceva del 76% e le discinesie dell'81%. Le dosi di levodopa venivano notevolmente diminuite e, in 4 pazienti su 12, completamente eliminate. Tuttavia, a differenza dell'apomorfina, la stimolazione cerebrale profonda si associava ad un significativo peggioramento neuropsicologico, con problemi del comportamento di lunga durata e declino nella fluenza verbale.

De Gaspari D et al (Centro Parkinson - Milano) J Neurol Neurosurg Psychiat - 200