Nuove evidenze che studi sul microbioma possono portare ad una cura
Il microorganismo B. Subtilis può inibire l'aggregazione della proteina alfa-sinucleina (però stiamo parlando di vermi usati in laboratorio)
È noto da tempo che i tipici corpi di Lewy che compaiono nelle cellule nervose malate di Parkinson sono principalmente costituite da aggregati della proteina alfa-sinucleina malripiegata. Si ritiene che questi aggregati possano essere alla base dello sviluppo della malattia.
Ricercatori scozzesi hanno scoperto che il microorganismo Bacillus subtilis, che fa parte della flora intestinale, è in grado non solo di inibire, ma anche di far regredire l’aggregazione della alfa-sinucleina in un modello di laboratorio messo a punto in vermi nematodi. Gli effetti sono mediati da modifiche della via metabolica degli sfingolipidi. Hanno stabilito anche che gli effetti possono essere ottenuti anche tramite un estratto dei bacilli e quindi che alla base dell’effetto è una sostanza prodotta dal bacillo (un suo metabolita) piuttosto che il microorganismo stesso.
Questa scoperta conferma la importanza di ricerche sul microbioma ovvero sulla flora intestinale, che è alterata nella malattia di Parkinson. Apre nuove prospettive per terapie anti-parkinson volte a modificare la flora intestinale tramite interventi alimentari e/o la somministrazione di metaboliti batterici protettivi.
Ricordiamo che sono ancora in corso analisi sui dati raccolti sul microbioma di pazienti parkinsoniani nell’ambito dello studio sponsorizzato dalla Fondazione Grigioni.
Fonte: Goya ME e coll Cell Reports 2020; 30 (2): 367-380