L’alterazione nella composizione del microbiota intestinale nel Parkinson: cosa sappiamo attualmente?
Nella malattia di Parkinson, i sintomi gastrointestinali, tra i sintomi non motori, possono comparire anche prima dei sintomi motori.
Da diversi anni ormai il nostro gruppo studia le caratteristiche del microbiota, cioè la flora batterica intestinale. Anche all’interno del Progetto Gemelli, buona parte delle nostre analisi è riservato proprio al microbiota. Grande interesse scientifico è indirizzato a comprendere se l'alterazione nella composizione del microbiota intestinale (la disbiosi) possa essere causa dei sintomi motori o non motori.
Per esempio la stipsi tipica della malattia è causa o conseguenza delle alterazioni microbiche che si evidenziano nei pazienti?
È stato suggerito che il microbiota intestinale e i suoi metaboliti siano coinvolti nella patogenesi della malattia di Parkinson determinando neuroinfiammazione, alterando la funzione di barriera e l'attività dei neurotrasmettitori.
Inoltre è ormai chiaro che esista una comunicazione bidirezionale tra il sistema nervoso enterico e il sistema nervoso centrale: l'asse microbiota-intestino-cervello può fornire una via per la trasmissione dell'alfa-sinucleina, che, diffondendo nel cervello, altera le funzioni dei neuroni dopaminergici e li fa degenerare.
Recenti scoperte dimostrano come la disbiosi intestinale e la comunicazione con il sistema nervoso centrale attraverso l'asse microbiota-intestino-cervello, siano coinvolte nella fisiopatologia della malattia, ma ancora non è chiaro quali meccanismi patogenetici ne siano alla base.
Quali sono le potenziali future applicazioni terapeutiche per la malattia di Parkinson?
Le abitudini alimentari, l’uso di probiotici (cioè microrganismi viventi e attivi, contenuti in alimenti o integratori che esercitano un effetto benefico sulla nostra salute, rafforzando il microbiota) o prebiotici (sostanze contenute in alcuni alimenti, pricipalmente fibra chepromuovono la crescita di specie batteriche utili allo sviluppo della microflora probiotica) e infine il trapianto di microbiota fecale potrebbero diventare delle terapie complementari nel Parkinson.
a cura delle dr.sse Carlotta Bolliri, biologa nutrizionista, e Valentina Ferri, medico dietologo, Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson