La risposta da due studi in Inghilterra
È noto che alcuni, ma non tutti i pazienti affetti da malattia di Parkinson sviluppano problemi cognitivi (compromissione delle funzioni mentali).
Nell’ambito dello studio PRECODE-1 ricercatori inglesi hanno esaminato 294 pazienti con diagnosi di malattia di Parkinson recente, mai trattati farmacologicamente e senza problemi cognitivi in base all’esito di test neuropsicologici (valutazione di Montreal) e li hanno seguiti per 3 anni. Alla fine di questo periodo hanno rifatto i test ed hanno costatato che il 41,5% dei pazienti presentava un declino cognitivo. Il declino era correlato principalmente all’età cronologica all’esordio della malattia, all’esito del test di fluenza verbale ed all’esito di un test detto Symbol Digit Modalities Test che valuta l’attenzione e la memoria a breve termine richiesta per l’esecuzione di un compito (appaiamento di numeri e simboli).
Un altro gruppo di ricercatori inglesi hanno valutato la correlazione tra declino cognitivo e marcatori di vecchiaia tra cui la lunghezza dei telomeri (strutture che servono a mantenere la stabilità dei cromosomi durante la riproduzione) e marcatori di infiammazione in 154 pazienti di nuova diagnosi e 99 controlli, anch’essi seguiti per 3 anni nell’ambito dello studio ICICLE-PD (traduzione “ghiacciolo”). Hanno stabilito che sia l’accorciamento dei telomeri che un indice del livello di infiammazione erano correlati al declino cognitivo.
Fonti: Martin-Ruiz C e coll J Parkinsons Dis online 16 dicembre 2019; Wilson H e coll J Neural Transm 2020; 127: 51-59