La ricerca di un biomarcatore delle sinucleinopatie, inclusa la malattia di Parkinson, è una delle sfide più attuali. Il biomarcatore è un indicatore della patologia e, per essere tale, deve non solo garantire affidabilità ma anche essere semplice da ottenere e poco invasivo, in modo da permettere di monitorare i pazienti nel tempo ed, eventualmente, di valutare l’efficacia dei trattamenti.
Il recente studio è focalizzato su retina e nervo ottico (composto da fasci di fibre nervose che collegano la retina con una parte dell’encefalo chiamata nucleo genicolato laterale), che sono molto interessanti poiché hanno la stessa derivazione embrionale del sistema nervoso centrale.
Gli aggregati di alfa-sinucleina studiati nella retina di 99 soggetti sono risultati un buon biomarcatore capace di discriminare non solo tra Parkinson e soggetti sani, ma anche tra malattia di Parkinson e un’altra importante sinucleinopatia, l’atrofia multisistemica. I ricercatori hanno inoltre osservato la correlazione di un incremento degli aggregati di alfa-sinucleina nella retina e nel tratto ottico con l’aumento della diffusione di aggregati a livello del cervello nei pazienti affetti da Parkinson. Questo è di particolare interesse perché suggerisce che la retina e il nervo ottico possano essere lo specchio di ciò che accade nel cervello.
Questi risultati sono stati ottenuti su tessuti post-mortem, mentre ora l’obiettivo è poter indagare la presenza di aggregati di alfa-sinucleina in modo non invasivo, nel paziente in vita, con approcci diagnostici basati sull’imaging della retina.
A cura della prof.ssa G. Cappelletti e della dr.ssa S. Mazzetti, Unimi e Fondazione Grigioni
Fonte: Nature.