Un nuovo farmaco inibitore dell'attività del gene LRRK2 nel Parkinson
Sappiamo bene come la caratterizzazione genetica dei nostri pazienti (il pannello genetico eseguito su un prelievo di sangue e lo studio della familiarità) stia assumendo sempre più importanza.
In particolare, individuare i geni coinvolti nello sviluppo della malattia di Parkinson serve per mettere a punto terapie sempre più personalizzate. Per esempio le mutazioni del gene LRRK2 sono uno dei più comuni fattori di rischio genetico per lo sviluppo del Parkinson e sono state identificate anche nelle forme familiari.
Il gene LRRK2 codifica per una proteina di grosse dimensioni chiamata Leucine-rich repeat kinase 2 (LRRK2), espressa nel cervello e in altri tessuti, ma la sua funzione è tuttora sconosciuta. L'inibizione dell'attività di LRRK2 è un bersaglio promettente per le terapie che potrebbero rallentare o arrestare la progressione della malattia di Parkinson, in inglese chiamate disease-modifying. Un articolo appena pubblicato sulla rivista scientifica Science Translational Medicine ha presentato i risultati di uno studio con un nuovo farmaco inibitore della chinasi LRRK2, chiamato DNL201, che ha dimostrato di ridurre l'attività di LRRK2 e ripristinare la funzione lisosomiale in modelli cellulari e animali. Lo studio dimostra che DNL201 inibisce l'attività della chinasi LRRK2 e agisce sulla attività lisosomiale in volontari sani e pazienti con Parkinson, è apparso sicuro e generalmente ben tollerato, ed è penetrato efficacemente nel liquor.
Si tratta, in particolare, di uno studio cosiddetto di fase 1 (cioè uno studio con cui ha inizio la sperimentazione del principio attivo sull’uomo che ha lo scopo di fornire una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del farmaco) in 122 volontari sani e in 28 pazienti con Parkinson.
Dunque è sempre più importante eseguire una valutazione approfondita dal punto di vista clinico della malattia di Parkinson e ricercare l’eventuale presenza di mutazioni all’interno del genoma dei pazienti, portando avanti questo filone di ricerca di una terapia che non sia solo sintomatica ma che agisca sul processo stesso di neurodegenerazione.
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