Levodopa è da considerare anche per la terapia iniziale della malattia di Parkinson
L'opinione degli inglesi in base agli ultimi risultati dello studio PDRG UK dopo 14 anni di follow-up
Negli anni 1985-1990 è partito uno studio randomizzato in aperto del Gruppo di Studio sulla malattia di Parkinson nel UK in 782 pazienti parkinsoniani allo scopo di valutare le conseguenze a lungo termine della scelta della terapia antiparkinsoniana iniziale tra possibili opzioni: il dopamino agonista bromocriptina, levodopa oppure levodopa + selegilina.
Il terzo gruppo è stato interrotto prematuramente dopo il rilievo di una mortalità maggiore rispetto a quella negli altri due gruppi di trattamento.
Per quanto riguarda il confronto tra bromocriptina e levodopa, dopo 4 anni la disabilità motoria era minore nel gruppo trattato con levodopa, ma tale beneficio era associato ad una frequenza maggiore di complicazioni motorie. Dopo 10 anni tali differenze erano ancora presenti, ma meno marcate; non vi era alcuna differenza per quanto riguarda la mortalità.
Ora il gruppo riferisce i risultati a 14 anni nei 166 pazienti ancora seguiti: la disabilità era ancora minore nel gruppo levodopa, senza alcuna differenza per quanto riguarda mortalità, discinesie, fluttuazioni motorie e funzioni cognitive.
Gli autori concludono che la levodopa rimane la terapia più efficace anche nel lungo termine.
Da tenere presente che la bromocriptina è un dopamino agonista di tipo ergolinico. Tale tipo di dopamino agonista non viene più utilizzato routinariamente, perché è stato dimostrato che due dopamino agonisti di tipo ergolinico, pergolide e carbergolina, sono associati allo sviluppo di gravi valvulopatie cardiache. Uno degli studi chiave è stato sponsorizzato dalla Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson.
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