Speranza di terapia neuroprotettiva basata su una anomalia causata da una mutazione genetica
Convegno AIP, 1 dicembre 2018
Dr. R. Cilia
Centro Parkinson – ASST Pini-CTO
Le mutazioni del gene GBA1 sono tra i più frequenti, essendo presenti nel 10-15% dei casi di malattia di Parkinson, sia familiare che non (definito ‘sporadico’). E’ emerso che questo gene codifica la proteina glucocerebrosidasi, che è un enzima in grado di degradare la proteina alfa-sinucleina, la principale componente dei corpi di Lewy che si formano all’interno delle cellule nervose malate di Parkinson. Ricercatori del Centro Parkinson, grazie alla attività della Biobanca sponsorizzata dalla Fondazione Grigioni, hanno evidenziato che la gravità della malattia di Parkinson nei portatori di mutazione di questo gene dipende dal tipo di mutazione: le mutazioni non gravi che permettono ancora fino al 30% dell’attività dell’enzima presentano una progressione dei sintomi più lenta rispetto ai portatori di mutazioni gravi che determinano riduzioni dell’attività del gene a livelli inferiori al 15%. Pertanto, in base ai meccanismi noti sarebbe sufficiente correggere l’attività del gene GBA1 anche solo del 15% per rallentare la progressione della malattia.
Sostanze che potenziano GBA1 hanno permesso di ottenere risultati positivi (riduzione dell’accumulo di alfa-sinucleina) su linee cellulari e modelli animali di Parkinson, tra cui anche scimmie. Il potenziamento del gene permette di ottenere risultati positivi indipendentemente dalla presenza di una mutazione ovvero anche in generale, non solo nei portatori di una mutazione del gene GBA1.
Tra le sostanze che potenziano GBA1 si annovera l’ambroxolo, venduto in Italia come farmaco mucolitico (per lo scioglimento del catarro) per patologie dell’apparato respiratorio. Studi di ricerca della dose hanno stabilito che nel Parkinson è richiesta una dose 10 volte più alta di quella usata come mucolitico. Questo non è un problema perché la tossicità della sostanza è molto bassa.
È stato presentato un progetto di ricerca che ha l’obiettivo di valutare la sicurezza e l’efficacia di ambroxolo in pazienti affetti da malattia di Parkinson per concorrere ai fondi del Bando della Ricerca Finalizzata anno 2018 del Ministero della Salute Italiano.