Levodopa non influenza la progressione della malattia
I risultati dello studio LEAP
La capacità della levodopa di modificare la progressione della malattia di Parkinson è stata valutata in uno studio detto LEAP (Levodopa in EArly Parkinson’s disease = levodopa nella malattia di Parkinson in fase iniziale). In questo studio 445 pazienti con una diagnosi di malattia di Parkinson secondo criteri clinici standard effettuata da un neurologo esperto in disturbi del movimento negli ultimi 2 anni sono stati assegnati casualmente (randomizzati) a 2 gruppi di trattamento: 1) il gruppo a trattamento immediato, assegnati subito a terapia a base di levodopa 100 mg + carbidopa 25 mg (=Sinemet) da continuare per 80 settimane e 2) il gruppo a trattamento posticipato, che hanno assunto placebo per 40 settimane e poi hanno cominciato ad assumere levodopa allo stesso dosaggio del gruppo a trattamento immediato per altre 40 settimane.
In questo modo si poteva valutare l’entità della efficacia sintomatica alla settimana 40 e l’eventuale effetto di rallentamento della progressione della malattia alla settimana 80.
I parametri usati per la valutazione della progressione della malattia sono stati la variazione del punteggio totale sulla scala internazionale per la valutazione della gravità della sintomatologia parkinsoniana UPDRS (endpoint primario), il livello di invalidità sulla scala ALDS, l’entità della compromissione cognitiva in base a MMSE, il livello di depressione in base al Beck Depression Inventory e la qualità di vita secondo PDQ-39. Le valutazioni sono state effettuate in condizioni di doppia cecità ovvero né il medico valutatore, né i pazienti sapevano chi era stato assegnato a quale gruppo.
Non è stata rilevata alcuna differenza significativa.
Fonte: Verschuur CVM e coll New Engl J Med 2019; 380(4):315-324