Infusione duodenale di levodopa/carbidopa per il Parkinson con fluttuazioni motorie
Da poco è stata pubblicata una revisione della letteratura esistente sull’infusione duodenale di levodopa/carbidopa (Duodopa), una terapia per la malattia di Parkinson con fluttuazioni ormai molto conosciuta.
Una revisione è un lavoro che sintetizza i risultati di una selezione di studi su un argomento. In questa revisione la maggior parte degli studi analizzati, 56 in tutto, erano studi osservazionali in aperto (cioè uno studio epidemiologico nel quale i ricercatori si limitano a registrare -osservare- quello che avviene nella realtà), che includevano un numero di pazienti relativamente ridotto.
I risultati mostrano che l’infusione duodenale di levodopa/carbidopa riduce costantemente il tempo di OFF e aumenta il tempo di ON senza discinesie fastidiose, mentre gli effetti sul tempo ON con discinesie fastidiose sono variabili.
Gli studi più recenti forniscono prove anche dei benefici dell’infusione sui sintomi non motori, sulla qualità della vita, sulle attività della vita quotidiana e sulla riduzione del carico del caregiver, e l'età del paziente non sembra avere un impatto significativo sull'efficacia di tale terapia.
Le percentuali di interruzione della terapia (dal 17 al 26%) si riferiscono comunemente a problemi relativi al dispositivo di infusione.
Dunque l’infusione duodenale di levodopa/carbidopa può essere un'opzione terapeutica utile da considerare in quei pazienti con complicanze motorie e sintomi non motori e che non sono buoni candidati per le altre modalità di terapia avanzata, per esempio la stimolazione cerebrale profonda.
Serviranno studi più ampi che confrontino le diverse terapie avanzate per definire meglio i criteri che un paziente deve presentare per avere un’ottima risposta all’infusione duodenale, ma questa terapia rimane una opzione terapeutica importante per il parkinsonologo che, con il paziente, deve trovare una strategia di trattamento delle fluttuazioni.