Influenza del peso sulla gravità dei sintomi e sulla sopravvivenza
La perdita di peso peggiora i sintomi motori
L'osservazione che un indice di massa corporea (BMI) più elevato migliora la sopravvivenza in alcune malattie neurodegenerative (malattia di Huntington e SLA), ha indotto ricercatori americani del NINDS (l'Istituto Nazionale Americano per Ricerche sulle malattie neurologiche e sull'ictus) a valutare il ruolo del BMI anche nel Parkinson.
A questo scopo hanno analizzato i dati in 1673 pazienti parkinsoniani con una diagnosi di malattia da non più di 5 anni, che avevano preso parte ad uno studio sulla creatina negli Stati Uniti ed in Canada, in cui erano stati seguiti per periodi dai 3 ai 6 anni. Hanno individuato i pazienti che avevano perso peso (n=158 – 9,4% del totale) ed un gruppo che era aumentato di peso (N=233) - 13,9%). Hanno stabilito che nel gruppo che avevano perso peso il punteggio motorio sulla scala UPDRS era aumentato mediamente di 1,48 punti in più per visita rispetto ai pazienti con peso stabile, mentre i pazienti che erano aumentati di peso hanno presentato mediamente un punteggio motorio inferiore di 0,51 punti per visita.
Non vi sono state differenze significative per quanto riguarda la sopravvivenza, ma bisogna tenere presente che i decessi erano stati molto pochi.
Questo lavoro evidenzia che è importante prevenire il calo ponderale involontario e la malnutrizione per difetto nei pazienti PD, utilizzando strategie nutrizionali appropriate e consigliate dagli specialisti e, qualora necessario, supplementazioni orali. Il calo ponderale, con dieta moderatamente ipocalorica e sotto controllo medico, resta comunque indicato per chi soffre di sovrappeso e obesità in PD.