Associazione tra consumo di caffè e incidenza della malattia di Parkinson
Uno studio condotto in sei diversi paesi ha evidenziato che il consumo di caffè è stato associato ad un minor rischio di malattia di Parkinson.
L’effetto neuroprotettivo è associato alla caffeina.
I dati sono stati ottenuti confrontando 351 pazienti con malattia di Parkinson e 351 soggetti sani, abbinati per sesso ed età. A tutti i partecipanti è stato somministrato un questionario alimentare anni prima dell’esordio della malattia e sono stati raccolti dati riguardanti lo stile di vita, compreso il fumo, il consumo di alcol, livello di istruzione e attività fisica mentre la caffeina e i metaboliti sono stati analizzati attraverso l’analisi del plasma dopo un prelievo venoso
La presenza di caffeina è stata evidenziata anche in fonti diverse dal caffè come: tè, bevande a base di cola e cioccolato. Lo stesso effetto però non è stato osservato per il caffè decaffeinato.
A seguito di queste osservazioni, sono stati avviati ulteriori studi clinici per indagare se, la caffeina possa rallentare la progressione della malattia di Parkinson, ma, sfortunatamente, questi studi non hanno mostrato alcun beneficio sull’attenuazione dei sintomi e sulla progressione ma solo sul loro effetto pre-diagnostico
Lo studio ha presentato delle limiti: innanzitutto, le informazioni sulla dieta e i campioni di sangue sono stati raccolti in media 8 anni prima della diagnosi della malattia di Parkinson e il reale consumo di caffè potrebbe non corrispondere a quello dichiarato; inoltre il consumo di caffè dei partecipanti potrebbe essere cambiato nel corso del tempo, a causa di un alterato senso del gusto e dell’olfatto, che può verificarsi fino a 10 anni prima della comparsa dei sintomi motori.
Il caffè è la bevanda psicoattiva più consumata al mondo. Svelare l’azione biologica della caffeina sulla malattia di Parkinson non solo comporta importanti implicazioni per la salute pubblica, ma migliora anche la nostra comprensione dell’eziologia della malattia e promuove potenziali strategie di prevenzione.
CONSIGLIO NUTRIZIONALE:
Il caffè è la bevanda più conosciuta al mondo, dopo l’acqua. Composto al 95% da acqua, il restante 5% è costituito da caffeina e altri componenti. Il contenuto di caffeina dipende da vari fattori: dalla varietà del caffè, dal tipo di miscela, dalla tostatura (che ne modifica la composizione chimica) e dalla modalità di preparazione della bevanda.
Il nostro Paese è un buon consumatore ma non è il principale consumatore di caffè; si stima che la metà degli italiani beve regolarmente almeno una tazzina di caffè al giorno.
Una tazzina di caffè espresso contiene circa 80 mg di caffeina. Il consumo medio di caffè varia tra le tre e cinque tazzine di caffè al giorno. Inoltre, la caffeina non è contenuta solo nel caffè, ma anche nel tè, fave di cacao, guaranà.
Dal punto di vista calorico, il caffè non apporta calorie, le calorie aumentano se si aggiunge ad esempio: zucchero, latte o miele.
Diversi sono gli effetti benefici del caffè:
- aumentando la concentrazione e riducendo la sensazione di sonno;
- migliora le capacità di memoria;
- stimola la secrezione gastrica e biliare favorendo l’attività digestiva;
- agisce come analgesico in caso di mal di testa.
Sembra avere, inoltre, ha un effetto benefico e protettivo da infarti o ictus
Possono verificarsi anche effetti indesiderati se si eccede nel consumo, ma dipendono dalla soglia di tollerabilità al caffè, che varia da persona a persona.
Tra i principali:
- aumento delle palpitazioni e del ritmo cardiaco: è bene che chi soffre di ipertensione, discuta col proprio medico curante sul consumo massimo giornaliero consentito
- aumenta l’acidità di stomaco perché stimola la secrezione gastrica; pertanto, chi soffre di reflusso gastroesofageo o gastrite meglio evitare questa bevanda.
- chi soffre di insonnia dovrebbe evitarne il consumo oltre una certa ora come tardo pomeriggio o la sera.
A cura delle dott.sse Carlotta Bolliri e Serena Caronni, Biologhe Nutrizioniste
FONTE: Yujia Zhao, MSc , Yunjia Lai, PhD Hilde Konijnenberg, MSc, José María Huerta, PhD, Ana Vinagre-Aragon, MD, Jara Anna Sabin, Johnni Hansen, PhD, Dafina Petrova, PhD, Carlotta Sacerdote, PhD, Raul Zamora-Ros, PhD, Valeria Pala, PhD, Alicia K. Heath, PhD, Salvatore Panico, MD, Marcela Guevara, MD, PhD, Giovanna Masala, MD, Christina M. Lill, MD, Gary W. Miller, PhD, Susan Peters, PhD and Roel Vermeulen, PhD. Association of Coffee Consumption and Prediagnostic Caffeine Metabolites With Incident Parkinson Disease in a Population-Based Cohort.Neurology, March 21, 2024
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