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DBS efficace anche contro complicazioni motorie iniziali

I risultati dello studio EARLYSTIM

Ricercatori tedeschi e francesi hanno effettuato uno studio con lo scopo di valutare se la stimolazione cerebrale profonda (DBS) offra benefici non solo nelle fasi avanzate della malattia di Parkinson, ma anche quando compaiono le prime complicazioni motorie.

Sono stati reclutati 251 pazienti (età media 52 anni, età massima 60 anni, durata di malattia media 7,5 anni) assegnati in maniera casuale a DBS oppure terapia farmacologica. Due anni dopo l'intervento il gruppo DBS presentava una qualità di vita misurata con la scala PDQ-39 significativamente migliore (mediamente del 27% migliore rispetto al gruppo assegnato alla terapia farmacologica ), nonchè meno disabilità motoria (+49%), una maggiore capacità di eseguire le attività quotidiane (+42%), meno complicazioni motorie indotte dalla levodopa (-74%) e più tempo tempo in ON senza movimenti involontari (+18%) (tutti p inferiore a 0.001 tranne il tempo in ON senza movimenti involontari p=0.01).

La terapia farmacologica è stata ridotta mediamente del 39% nel gruppo DBS, mentre è aumentato del 21% nell'altro gruppo.

Eventi avversi gravi si sono verificati nel 54,8% dei pazienti DBS rispetto a 44,1% nel gruppo terapia medica. Nel gruppo assegnato alla terapia medica gli eventi riguardavano spesso problemi con la mobilità ed effetti collaterali della terapia farmacologica (allucinazioni e problemi comportamentali), mentre nel gruppo DBS erano correlati all'impianto (17.7%) oppure consistevano nel problema psichiatrico della depressione, che ha indotto due pazienti a suicidarsi ed altri due a tentare di farlo; i ricercatori hanno implementato un monitoraggio particolare per evitare il fenomeno.  Si è suicidato anche un paziente nel gruppo assegnato alla terapia medica.

Gli autori concludono che DBS è superiore alla terapia farmacologica anche nei pazienti parkinsoniani che presentano complicazioni motorie iniziali.

In un editoriale della rivista che ha pubblicato il lavoro, si fa presente che la popolazione dei pazienti in studio non era rappresentativa della maggior parte dei pazienti parkinsoniani, in quanto erano giovani, non avevano altre patologie o segni di demenza.  Inoltre, il fenomeno dei suicidi rende indispensabile il monitoraggio e la DBS non migliora tutti i sintomi parkinsoniani.

Fonte: Schuepbach WM e coll N Engl J Med 2013; 368: 610-22